giovedì 14 aprile 2011

L'approccio bancario nella crisi d'impresa



Il primo post di questo blog  Impresa - Ripresa,  lo voglio dedicare alle Banche con le quali spesso sono a confrontarmi per conto dei miei Clienti, dall'impiegato allo sportello alla Direzione.
Nessuna polemica, non sarà certo questo il luogo cui scagliare la prima pietra, ma se riterrò necessario avanzare alcune critiche di certo non mi tirerò indietro, sia ora che in seguito.
Ciò premesso, cerchiamo assieme di capire come il sistema bancario tende a comportarsi in una " normale "situazione di crisi dell'impresa.
Tutti sappiamo che gli istituti di credito al manifestarsi dei primi sintomi di una crisi aziendale, tendono  a restringere i propri cordoni della borsa. Alcuni elementi, tuttavia , possono avere un peso più o meno rilevante sul determinarsi di questi eventi.
Il primo elemento possiamo definirlo di tipo soggettivo, ovvero basato sul rapporto  di fiducia /sfiducia che la banca ripone  nei progetti portati avanti dall'impresa. E qui metto subito il primo paletto,  riguardo ai progetti, e mi domando quanto questi siano, soprattutto oggi in una situazione che definirei di crisi sistemica del mercato, basati su aspetti concreti e realistici. Non solo,  sappiamo tutti che quando si parla di progetti difficilmente per le imprese di piccole dimensioni, queste hanno la possibilità o la capacità di esporli e programmarli in modo chiaro e sulla carta, tutto è lasciato alla sola messa in pratica, poche " scartoffie" quindi,  solo iniziativa e buona volontà di coloro che tutti i giorni si alzano da letto e da buoni imprenditori- custodi -  aprono i cancelli delle proprie aziende e si mettono al lavoro, poche chiacchere, direbbero e rimboccarsi le maniche. Sono i cosiddetti imprenditori- artigiani, il più delle volte artigiani- operai, le banche lo sanno,  purtroppo questo a loro  non basta. La prima valutazione si basa, di conseguenza ,sul rapporto di fiducia/sfiducia, sulla conoscenza della situazione familiare e personale, soprattutto quando il progetto è solo nella mente del piccolo impreditore, sempre che un progetto  futuro questo ce l'abbia, cosa ormai diventata molto rara.
Il secondo elemento, oggetto di valutazione da parte della banca, lo possiamo considerare  di tipo oggettivo , dalle risultanze dei dati di bilancio, alla situazione della Centrale Rischi, al rating.
Le banche hanno, o quantomeno dovrebbero sempre avere,  la possibilità di predisporre tempestivamente di un'analisi attenta di tutti questi elementi. Un'attenta analisi sui dati consuntivi degli anni passati, unitamente all'analisi di fattibilità dei nuovi progetti, dovrebbe portare la banca a prendere decisioni favorevoli  nell'accompagnare l'imprenditore nella ripresa della propria situazione economica , finanziaria e patrimoniale, o in caso contrario abbandonarla al suo destino.
Davanti a quest'ultima ipotesi, tuttavia, la banca dovrà in qualche modo gestire il proprio contenzioso, per vedere se e come poter rientrare dalla propria esposizione.
Il susseguirsi delle fasi  possono essere così riassunte:
- Una prima fase  definita passaggio all'incaglio.  Qui il cliente non ha più la possibilità di operare nel rapporto con la banca come prima. Il cliente viene ad essere un sorvegliato speciale che difficilmente riuscirà a compiere operazioni di routine se non strettamente monitorate. La posizione all'incaglio è una informazione interna alla banca che non viene ad interessare il sistema della Centrale Rischi.
- Una seconda fase che definiamo di rientro  bonario,  permette alla banca, quando possibile, di concordare col cliente modalità del piano di rientro dall'esposizione.
Qui siamo nella classsica situazione ove vi è anche la possibilità di definire con l'imprenditore accordi di tipo transattivo, non necessariamente supportati da maggiori garanzie. Anche in questa situazione la Centrale Rischi non viene ad essere interessata.
Un aspetto di particolare importanza quando ci si trova in questa fase è quello di riuscire a strutturare  un accordo con la banca su basi concrete, ovvero cercando di predisporlo con la certezza, o quasi, di riuscirlo ad onorare fino in fondo.
-Una terza fase che definirei di rientro obbligatorio, la si ha nell'ipotesi che il piano con accordo bonario sia venuto meno, o quando la situazione aziendale  già si presenti particolarmente critica e gli elementi presi in esame non diano più sufficienti garanzie di mantenimento.
Il piano di rientro obbligatorio di solito necessita del rilascio di maggiori garanzie da parte dell'imprenditore ( come ad es. cambiali , fidejussioni ecc.). Anche qui la Centrale Rischi non viene ancora ad essere interessata con segnalazioni  specifiche, anche se ricordo già di per sé la stessa rileverà criticità.
-La quarta fase è quella  del passaggio a sofferenza , all'ufficio legale. Questa è la classica fase cosiddetta del non ritorno, irrevocabile. Qui avviene da parte della banca la segnalazione alla Centrale Rischi della Banca d'Italia. Il passaggio a sofferenza serve a segnalare all'intero sistema del credito dell'incapacità finanziaria, e non solo, dell'imprenditore nell'adempiere ai propri impegni.
Non sempre però le banche, pur trovandosi nella situazione di dover passare a sofferenza l'imprenditore, lo fanno, o quantomeno lo fanno tempestivamente come sarebbe richiesto dalle stesse norme bancarie, cercando, per quanto possibile, di attivarsi prima con iscrizione di ipoteche , pignoramenti, sequestri, così da mettere un vincolo sui beni prima di altri.
Il rimando, comunque,  è solo una questione del tutto momentanea, con questo intento, quando l'azienda si trova in questa situazione di crisi ormai conclamata, per certi versi irreversibile e non ci sono beni o attività che possono essere aggrediti dall'istituto di credito, il passaggio a sofferenza è quasi immediato.

A seguire quasi sempre la cessazione dell'attività, con la spada di Damocle dell'incorrere in un fallimento, quando va bene in una procedura concorsuale minore.

Fatte queste considerazione, il primo suggerimento che mi sento di dare, è quello di non attendere o temporeggiare oltre il prendere il toro per le corna già ai primi sintomi della malattia, sia questa causata  da una momentanea carenza di liquidità, o solo dall' appesantimento dei costi aziendali nell'ipotesi di un calo dei ricavi, etc.

Quasi sempre l'imprenditore attento a questi primi segnali di cambiamento dello stato di salute dellla propria azienda , che abbia la maturità e consapevolezza che questi campanelli d'allarme non siano da trascurare, potrà intervenire e trovare, accompagnato dai propri consulenti purché preparati nella gestione della crisi d'impresa, soluzioni ottimali a sanare la malattia e salvaguardare il proprio rapporto con il sistema creditizio.

"Saggio è colui che sà del proprio male e ne voglia trovare la cura". ( G.P.)
                                                                             

Impresa - Ripresa con Stile Consulting.

Giovanni Prati 

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