giovedì 28 aprile 2011

Crisi d'impresa e pianificazione degli interventi



Da anni  mi vengono poste dagli imprenditori che sono interessati da una crisi della propria impresa, domande del tipo: Le crisi dipendono tutte dagli stessi fattori ?

La risposta è quasi sempre la stessa: "dipende..." , alla quale aggiungo che per quanto uguali o diverse che siano tutte hanno un punto in comune, quelle che non si presentano mai in modo improvviso e repentino, ma sono, salvo casi veramente del tutto eccezionali da contarsi sulle dita di una mano, quasi sempre anticipate da campanelli di allarme.

Un luogo comune a molti imprenditori è che questi campanelli d'allarme quasi mai vengono tenuti nella giusta considerazione.

Premesso quanto sopra, cercherò  in questo breve passaggio, di dare alcune indicazioni di base necessarie a comprendere meglio questi segnali,  e quali siano i principali step da seguire per affronatre la crisi.

Partiamo subito col dire che quando un'impresa viene interessata da una crisi, l'intero suo complesso strutturale viene ad essere coinvolto, di conseguenza a soffrirne.  Se il problema è stettamente identificato in una  sola problematica o area organizzativa allora non si tratta di una vera crisi aziendale, come almeno in questo caso si vuol dare come significato al termine "crisi", ma di una patologia specifica.
Anche queste, tuttavia, non devono essere trascurate, ma affrontate prontamente, stante la possibilità che una tale patologia possa col tempo generare ed estendersi agli altri rami dell'impresa , fino a portarla, per l'appunto, ad essere identificata come crisi.

Il primo punto, di particolare importanza, sta nel fatto che l'imprenditore, manager ecc., si senta, in primis, responsabilizzato di questo. Capita più spesso di quanto uno possa immaginare che l'imprenditore  dia poca importanza a certi segnali, pensando che tanto prima o poi, in un modo o nell'altro,  le cose vadano a sistemarsi da sole.
Pensando, quindi, ad un banale raffreddore non ritengono opportuno chiedere consiglio al medico, mentre hanno una pesante bronchite.  L'imprenditore, sentendosi un tutt'uno con l'azienda, fatica a fare una valutazione del suo stato di salute, quindi difficilmente in una situazione iniziale si rivolge ad un consulente che gli possa dare suggerimenti a riguardo.

Da lì a poco il problema si estende alle altre aree, come ad esempio da un problema di calo delle vendite o un investimento sbagliato si può nel breve tempo giungere ad una situazione di calo dei risultati economici dell'azienda, alla carenza di liquidità ecc.

L'imprenditore attento dovrebbe,  in questa situazione, farsi immediatamente affiancare da un consulente esperto in risanamento aziendale, attenzione anche qua alle scelte, non tutti i  professionisti hanno carattteristiche tali da poter da soli affrontare un intervento mirato.  Bisogna avvicinarsi a professionisti aventi competenze più specifiche,  come ad esempio i consulenti d'impresa con esperienza in ambito di crisi e risanamento.
Normalmente l'intervento in azienda viene ad interessare più figure professionali, di solito è una operazione in equipe, l'importante che tra questi vi sia colui che coordini il gruppo di lavoro, come un direttore d'orchestra.

Vediamo ora quali possono essere le principali fasi del processo di risanamento:

1)  analisi preliminare - questa è la fase volta ad accertare le cause che hanno portato alla crisi, e quanto grave essa sia, se e quante possibilità si prevede vi possano essere per uscirne.
2) elaborazione del piano di risanamento -  qui verranno elencati  i vari interventi previsti  con le rispettive tempistiche di attuazione.
3) valutazione della fattibilità del piano di risanamento -  Non basta trovare il male e mettere sulla carta  i vari interventi possibili, ma diventa necessario cercare di comprendere la fattibilità dello stesso e le possibili alternative, come ad esempio ricorrere ad una procedura concorsuale, stragiudiziale, di liquidazione ecc., soprattutto quando il piano di risanamento per quanto elaborato con attenzione presenti elevati gradi di rischio.
4) messa in atto del piano di risanamento - Questa è una parte molto delicata e va programmata con la massima attenzione, essendo necessario informare  l'intera struttura , a vari livelli, sul processo di attuazione, affinchè sia da questi condiviso.
Non solo condiviso dai collaboratori all'interno dell'azienda quali  dipendenti, consulenti, manager ecc, ma anche dagli esterni quali banche, fornitori ecc..
5) verifica dei vari step e del risultati -  Dato l'avvio al piano di ristrutturazione / risanamento, diventa necessario monitorare ogni fase del programma e ricavarne i risultati  comparandoli con le aspettative ( ad es. budget).

L'analisi più importante resta in ogni caso quella previsionale, ovvero il piano di risanamento prima di essere messo in atto deve avere un progetto serio, concreto e supportato, lasciando il meno possibile al caso. Un'analisi ben pianificata ex ante.

Alcune preliminari analisi delle patologie che potrebbero aver portato alla crisi d'impresa sono da inquadrarsi in :
- crisi da inefficienza
- crisi da sovracapacità/rigidità
- crisi da obsolescenza e decadimento dei prodotti
- carenza di innovazione
-carenza di programmazione e controllo
- carenza da risorse manageriali e umane
- carenza organizzativa
- carenza di liquidità e accesso al credito
- di passaggio generazionale.

Per concludere le crisi d'impresa le possiamo suddividere in due macro categorie,
quelle sanabili e quelle non sanabili.

Nelle prime ci troviamo davanti ad un potenziale aziendale, che pur malato, risulta recuperabile, a volte attraverso una riconversione della stessa impresa; nelle seconde ci troviamo davanti a problemi più facilmente legati alla vita del prodotto, del settore di appartenenza, ma soprattutto ad una malattia che perdura ormai da troppo tempo ed è diventata cronica e non più curabile.

"Prevenire è meglio che curare, partendo dal presupposto che nessuno è immune e che ci si può ammalare di questo non ci si deve mai vergognare". (G.P.)

Impresa - Ripresa con Stile Consulting
Giovanni Prati

mercoledì 20 aprile 2011

L'istruttoria fidi della banca



Rimanendo in qualche modo collegato al precedente post sulle banche, 
succintamente vorrei oggi evidenziare i punti più salienti oggetto dell'istruttoria fidi per la concessione di affidamenti alle imprese.

1) I documenti base richiesti dagli istituti di credito di solito sono inerenti a:

Iscrizione CCIAA
Atto Costitutivo + Statuto
Accertamenti  ipotecari e  catastali
Ultimi tre bilanci
Situazione contabile di periodo - anno in corso-
Bollettini uff. protesti
Centrale rischi
Crif
Se trattsi di soc. persone o ditte individualia quanto sopra va ad aggiungersi
- dich.redditi società e soci-
                   
2) Analisi dell' Andamento del rapporto                    
                                 
3) Regolarità nei pagamenti Vs. erario e contributi

4) Analisi quantitativa

Economico- finanziaria  ( approfondita per rating)
Indici di bilancio e flussi
Equilibrio patrimoniale                                                                                  
Equilibrio finanziario                                                                      
Equilibrio economico

5)Analisi (strategico) qualitativa
                     
La qualità (veridicità) del bilancio
L’assetto proprietario e il management
Rischio operativo
Sistemi di controllo di gestione, budget
Analisi mercato e settore
Il posizionamento competitivo
Le prospettive economiche

6)Variabili più significative dello scoring nel rapporto bancario

% media utilizzo dei fidi : più si avvicina al 100% più il rischio cliente è alto. 
Attenzione all’utilizzo oltre il 100%
Sconfinamento max: saldo a debito al netto del fido accordato
Durata % sconfinamenti: durata del tempo fuori fido sul tempo entro fido
Rotazione crediti: movimenti totali del conto rapportati al fido
% insoluti su Sbf ( n. ricevute bancarie presentate e tornate insolute diviso 
per il totale delle presentazioni)
% valore insoluti, quanto sopra espresso in valore
% concentrazioni di presentazioni Sbf carico stesso nominativo

Centrale Rischi e Crif

Centrale Rischi :  Servizio centralizzato gestito dalla banca d’Italia , riporta gli affidamenti concessi da ciascuna banca e da altri intermediari ai singoli clienti.
(segnala gli importi sopra ai 75.000 €uro)

Crif : Richieste di finanziamento,rapporti di credito

Suggerimenti per l’analisi della Centrale rischi e per le richieste al Crif

Centrale Rischi

Non ha natura certificativa
Natura riservata dei dati della Centrale
Titolare del trattamento dei dati è Banca Italia
Intermediari :  banche iscritte nell’albo ( art 13 T.U.)
intermediari finanziari elenco speciale ( esonerati  credito al consumo  o gest. dei crediti oltre 50%)
Presupposti per la segnalazione: Crediti per cassa o firma,                                                  garanzie rilasciate per importi  complessivamente pari o superiori a  €.75.000
Posizioni in sofferenza e passaggi in perdita ( a prescindere dall’importo)
La segnalazione non è più dovuta  se l’importo si riduce sotto il valore €. 75.000

Rettifiche alle segnalazioni: Intervento immediato da parte dell’intermediario, a seguito rettifica rinvio da parte di B.Italia di nuovo aggiornamento.
Può avvenire anche da parte dell’interessato a Banca Italia che provvederà a contattare l’intermediario.
Scambio informazioni tra centrali pubbliche Europee ( oltre 25.000)
In questo ultimo caso non vengono meno le precedenti segnalazioni
Rilevazione mensile : ultimo giorno del mese, invio entro il 25 successivo
La centrale rischi invia il flusso di ritorno ad ogni intermediario
Disponibilità ca. 40-60 giorni dopo
Obbbligo di segnalazione inframensile  in caso di eventi significativi : sofferenza, ristrutturazione linee di credito
Gli intermediari possono accedere alle informazioni  anche in forza di una prima richiesta:
Informazioni a richiesta:  ultime 36 rilevazioni , ultime 24 rilevazioni per famiglie consumatrici.
Tutte le richieste fatte vengono memorizzate

Segnalazioni di Rischio:
Operazioni di smobilizzo crediti
Prestiti diretti
Conti correnti
Rischi a scadenza
Rischi a revoca
Finanziamenti a procedure concorsuali e altri particolari
sofferenze

CRIF

Segnalazioni di Rischio:
Richieste di finanziamento : 6 mesi nel caso l’istruttoria lo richieda , o 1 mese in caso di rifiuto o rinunzia
Rapporti di credito che si sono svolti positivamente: i dati vengono conservati 36 mesi
Morosità di due rate o di due mesi poi sanate: 12 mesi dalla regolarizzazione
Ritardi superiori a 2 mesi/rate : 24 mesi dalla regolarizzazione
Eventi negativi ( morosità, inadempimenti sofferenze) non sanati : 36 mesi dalla data di scadenza del rapporto o ultimo aggiornamento

Aggiornamento :  cadenza Mensile da parte di banche e società finanziarie

"Se non presteremo attenzione ai nostri interessi, i nostri interessi li faranno gli altri". (G.P.)

Impresa -Ripresa con Stile Consulting
Giovanni Prati

giovedì 14 aprile 2011

L'approccio bancario nella crisi d'impresa



Il primo post di questo blog  Impresa - Ripresa,  lo voglio dedicare alle Banche con le quali spesso sono a confrontarmi per conto dei miei Clienti, dall'impiegato allo sportello alla Direzione.
Nessuna polemica, non sarà certo questo il luogo cui scagliare la prima pietra, ma se riterrò necessario avanzare alcune critiche di certo non mi tirerò indietro, sia ora che in seguito.
Ciò premesso, cerchiamo assieme di capire come il sistema bancario tende a comportarsi in una " normale "situazione di crisi dell'impresa.
Tutti sappiamo che gli istituti di credito al manifestarsi dei primi sintomi di una crisi aziendale, tendono  a restringere i propri cordoni della borsa. Alcuni elementi, tuttavia , possono avere un peso più o meno rilevante sul determinarsi di questi eventi.
Il primo elemento possiamo definirlo di tipo soggettivo, ovvero basato sul rapporto  di fiducia /sfiducia che la banca ripone  nei progetti portati avanti dall'impresa. E qui metto subito il primo paletto,  riguardo ai progetti, e mi domando quanto questi siano, soprattutto oggi in una situazione che definirei di crisi sistemica del mercato, basati su aspetti concreti e realistici. Non solo,  sappiamo tutti che quando si parla di progetti difficilmente per le imprese di piccole dimensioni, queste hanno la possibilità o la capacità di esporli e programmarli in modo chiaro e sulla carta, tutto è lasciato alla sola messa in pratica, poche " scartoffie" quindi,  solo iniziativa e buona volontà di coloro che tutti i giorni si alzano da letto e da buoni imprenditori- custodi -  aprono i cancelli delle proprie aziende e si mettono al lavoro, poche chiacchere, direbbero e rimboccarsi le maniche. Sono i cosiddetti imprenditori- artigiani, il più delle volte artigiani- operai, le banche lo sanno,  purtroppo questo a loro  non basta. La prima valutazione si basa, di conseguenza ,sul rapporto di fiducia/sfiducia, sulla conoscenza della situazione familiare e personale, soprattutto quando il progetto è solo nella mente del piccolo impreditore, sempre che un progetto  futuro questo ce l'abbia, cosa ormai diventata molto rara.
Il secondo elemento, oggetto di valutazione da parte della banca, lo possiamo considerare  di tipo oggettivo , dalle risultanze dei dati di bilancio, alla situazione della Centrale Rischi, al rating.
Le banche hanno, o quantomeno dovrebbero sempre avere,  la possibilità di predisporre tempestivamente di un'analisi attenta di tutti questi elementi. Un'attenta analisi sui dati consuntivi degli anni passati, unitamente all'analisi di fattibilità dei nuovi progetti, dovrebbe portare la banca a prendere decisioni favorevoli  nell'accompagnare l'imprenditore nella ripresa della propria situazione economica , finanziaria e patrimoniale, o in caso contrario abbandonarla al suo destino.
Davanti a quest'ultima ipotesi, tuttavia, la banca dovrà in qualche modo gestire il proprio contenzioso, per vedere se e come poter rientrare dalla propria esposizione.
Il susseguirsi delle fasi  possono essere così riassunte:
- Una prima fase  definita passaggio all'incaglio.  Qui il cliente non ha più la possibilità di operare nel rapporto con la banca come prima. Il cliente viene ad essere un sorvegliato speciale che difficilmente riuscirà a compiere operazioni di routine se non strettamente monitorate. La posizione all'incaglio è una informazione interna alla banca che non viene ad interessare il sistema della Centrale Rischi.
- Una seconda fase che definiamo di rientro  bonario,  permette alla banca, quando possibile, di concordare col cliente modalità del piano di rientro dall'esposizione.
Qui siamo nella classsica situazione ove vi è anche la possibilità di definire con l'imprenditore accordi di tipo transattivo, non necessariamente supportati da maggiori garanzie. Anche in questa situazione la Centrale Rischi non viene ad essere interessata.
Un aspetto di particolare importanza quando ci si trova in questa fase è quello di riuscire a strutturare  un accordo con la banca su basi concrete, ovvero cercando di predisporlo con la certezza, o quasi, di riuscirlo ad onorare fino in fondo.
-Una terza fase che definirei di rientro obbligatorio, la si ha nell'ipotesi che il piano con accordo bonario sia venuto meno, o quando la situazione aziendale  già si presenti particolarmente critica e gli elementi presi in esame non diano più sufficienti garanzie di mantenimento.
Il piano di rientro obbligatorio di solito necessita del rilascio di maggiori garanzie da parte dell'imprenditore ( come ad es. cambiali , fidejussioni ecc.). Anche qui la Centrale Rischi non viene ancora ad essere interessata con segnalazioni  specifiche, anche se ricordo già di per sé la stessa rileverà criticità.
-La quarta fase è quella  del passaggio a sofferenza , all'ufficio legale. Questa è la classica fase cosiddetta del non ritorno, irrevocabile. Qui avviene da parte della banca la segnalazione alla Centrale Rischi della Banca d'Italia. Il passaggio a sofferenza serve a segnalare all'intero sistema del credito dell'incapacità finanziaria, e non solo, dell'imprenditore nell'adempiere ai propri impegni.
Non sempre però le banche, pur trovandosi nella situazione di dover passare a sofferenza l'imprenditore, lo fanno, o quantomeno lo fanno tempestivamente come sarebbe richiesto dalle stesse norme bancarie, cercando, per quanto possibile, di attivarsi prima con iscrizione di ipoteche , pignoramenti, sequestri, così da mettere un vincolo sui beni prima di altri.
Il rimando, comunque,  è solo una questione del tutto momentanea, con questo intento, quando l'azienda si trova in questa situazione di crisi ormai conclamata, per certi versi irreversibile e non ci sono beni o attività che possono essere aggrediti dall'istituto di credito, il passaggio a sofferenza è quasi immediato.

A seguire quasi sempre la cessazione dell'attività, con la spada di Damocle dell'incorrere in un fallimento, quando va bene in una procedura concorsuale minore.

Fatte queste considerazione, il primo suggerimento che mi sento di dare, è quello di non attendere o temporeggiare oltre il prendere il toro per le corna già ai primi sintomi della malattia, sia questa causata  da una momentanea carenza di liquidità, o solo dall' appesantimento dei costi aziendali nell'ipotesi di un calo dei ricavi, etc.

Quasi sempre l'imprenditore attento a questi primi segnali di cambiamento dello stato di salute dellla propria azienda , che abbia la maturità e consapevolezza che questi campanelli d'allarme non siano da trascurare, potrà intervenire e trovare, accompagnato dai propri consulenti purché preparati nella gestione della crisi d'impresa, soluzioni ottimali a sanare la malattia e salvaguardare il proprio rapporto con il sistema creditizio.

"Saggio è colui che sà del proprio male e ne voglia trovare la cura". ( G.P.)
                                                                             

Impresa - Ripresa con Stile Consulting.

Giovanni Prati 

mercoledì 13 aprile 2011

Perché questo Blog?

Impresa-Ripresa  nasce dall’esigenza degli imprenditori di avere un interlocutore professionale preparato che possa assisterli nelle situazioni più svariate e complicate cui possono venirsi a trovare, a seguito della crisi della propria  impresa, sia dal punto di vista finanziario che strutturale. Imprenditori perlopiù appartenenti alle PMI, che si trovano quasi sempre soli a dover  affrontare  un mercato globalizzato, un sistema finanziario – bancario sempre più di manica ristretta, un mercato del lavoro meno specializzato e formato. Tutti questi imprenditori hanno bisogno di confrontarsi quotidianamente su molteplici tematiche, per trovare una via d’uscita.

Impresa –Ripresa vuole mettere in contatto l’esperienze di questi imprenditori,  coadiuvati dal supporto di professionisti specializzati  nella soluzione delle varie crisi d’impresa, dal Turnaround alla Reingegnerizzazione.  

I Professionisti possono  assistere l’imprenditore in tutte le fasi di una eventuale Procedura Concorsuale, cercando di evitare,  quando possibile, la chiusura dell’azienda, attraverso la messa a punto di Piani di Risanamento Aziendale, previa un’attenta analisi e ricerca delle cause che hanno portato ad una tale situazione di squilibrio.

Stile Consulting aiuterà ed affiancherà l’imprenditore  nel processo di ristrutturazione dell’impresa,  pianificando gli interventi, concorrendo alla definizione di nuovi obiettivi a livello aziendale  e dei singoli business, affinché queste situazioni non si verifichino nella consapevolezza che prevenire è sempre meglio di curare .


Impresa - Ripresa  con Stile Consulting